mercoledì 8 giugno 2011

Garantisce Nekrošius

Gli effetti perversi della legittimazione carismatica.

Riepiloghiamo. Il Teatro Pubblico Pugliese lancia un avviso pubblico per la partecipazione ad un workshop con il grande regista lituano Eimuntas Nekrošius. I posti disponibili sono trenta. Coloro che supereranno una prima selezione sulla base dei curricula accederanno ad un’audizione con il maestro. Dopodiché, questi sceglierà i partecipanti “a suo insindacabile giudizio”. Insomma, al di là delle procedure specificate e a parte un requisito minimo di accesso (essere attori o registi professionisti pugliesi), non vi sono espliciti criteri di selezione. Nekrošius è Nekrošius, quindi decide come gli pare. La fonte di legittimazione della sua autorità è di carattere spiccatamente carismatico. L’autorevolezza “soggettiva” e la buona fede del maestro sono fuori discussione, quindi non c’è bisogno di fissare ex ante criteri “oggettivi”. Garantisce lui. In campo artistico, è normale che sia così. Nessuno scandalo.

A fine aprile, com’è noto, il TPP ha pubblicato la lista dei trenta nomi prescelti senza che però vi fosse stata alcuna audizione, mandando su tutte le furie gli esclusi. Il Presidente, Carmelo Grassi, ha motivato i mancati provini con il numero troppo elevato (circa trecento) di curricula pervenuti. Un argomento che, all’evidenza, fa acqua da tutte le parti. Il numero di candidati da ammettere alle audizioni, infatti, non era specificato. Il maestro avrebbe potuto deciderlo a priori e a prescindere dal numero di domande. La consistenza del suo impegno nelle audizioni era del tutto indipendente dallo spessore del pacco dei curricula. Insomma, una panzana.

E’ facile immaginare che Nekrošius, essendo Nekrošius, fosse troppo impegnato per perdere qualche giorno a Bari a sorbirsi le performance degli attori pugliesi e che a suo tempo abbia fatto una promessa, diciamo così, un po’ frettolosa.

La vicenda mette in evidenza alcuni aspetti controversi del potere carismatico. Certo, come sosteneva Max Weber, esso ha la proprietà di dare un respiro di senso alla comunità, distogliendola dagli affari quotidiani, dal suo ripiegamento sulle trame competitive degli interessi egoistici. E’ suadente e ha grande forza espansiva poiché fluidifica e dona pathos all’azione sociale. Ma queste virtù hanno almeno due effetti collaterali. Innanzi tutto, grazie al potere carismatico viene allentata l’attenzione sulle regole che sovrintendono agli affari quotidiani dei comuni mortali. Al pari del “giudizio”, anche il comportamento del leader diventa “insindacabile”. Nella fattispecie, siamo di fronte ad una chiara inadempienza da parte del maestro, ma il problema è che Nekrošius, in quanto Nekrošius, quasi certamente non ha formalizzato da nessuna parte il suo impegno a rispettare i termini del bando. La sua autorevolezza lo esime da queste quisquiglie. Al massimo, ne risponderà chi ha confezionato l’avviso pubblico, ma lui è al di sopra di tutto.

Questa incostanza produce il secondo inconveniente. Dal momento che il leader ha la testa tra le nuvole e mal sopporta la miseria del quotidiano (ve lo immaginate Nekrosius, in persona, a esaminare trecento curricula con annesse lettere di presentazione?), egli delega volentieri le incombenze burocratiche a una nebulosa di sottoposti, invisibili e senza nome. All’ombra del soggetto eletto si forma immancabilmente una zona grigia che beneficia abusivamente dei medesimi crediti riconosciuti al capo. La fonte “soggettiva” di legittimazione di fatto scompare, ma l’allentamento della vigilanza sulle regole che essa consente continua a vigere. A quel punto, ogni abuso è possibile e ricorrervi contro diventa arduo. Non è un caso che gli esclusi dalla selezione non abbiano trovato di meglio che appellarsi ad un altro detentore di carisma (chiodo scaccia chiodo). Ossia il presidente della Regione, il quale, per scrollarsi di dosso le miserie del quotidiano, ha minacciato querele (sic!).